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Tra Passato e Presente......i Viaggi di Archeoclub Bari

 

       Il turismo, con tutti i suoi servizi accessori, ha fatto del Viaggio qualcosa di comune e prontamente accessibile, un’ostentazione di libertà, di fuga dalla quotidianità, al solo prezzo di un biglietto.

 

       Negli ultimi anni, poi, è nata la moda di compiere imprese estreme, di sfidare, azzardando, la propria sopravvivenza. Anche la tecnologia e la brama di protagonismo ha reso l’uomo più spregiudicato e impudente,  spettacolarizzando le performance ma snaturando totalmente l’essenza dell’avventura del viaggio.

 

       I grandi esploratori del passato non avevano la nostra tecnologia né squadre pronte ad accudirli o un corteo ad attenderli ed applaudirli. Erano solo uomini di grande curiosità, animati dalla passione del sapere, sorretti dall’entusiasmo di poter valicare il confine tra mondi e civiltà culturalmente diverse, artefici di nuove visioni sociali.

 

       Il desiderio di viaggiare, l’irrefrenabile richiamo a partire, esprimeva il bisogno di mutamento, una sorta di vocazione, un richiamo eterno che proiettava lo sguardo verso orizzonti lontani.

 

       Viaggiare, dunque, quale stato di istinto atavico per conoscere a fondo se stessi, per decifrare metafore e simboli alla base di tradizioni e trasformazioni interiori che fanno parte della vita e della morte.

 

       Viaggio come avventura introspettiva, quasi mistica, animata da un istinto vitale, partecipazione e testimonianza di un mondo reale, non distorto da racconti soggettivi, ma visto con i propri occhi, per “intelligere” la storia, comprendere usi e costumi di popolazioni, rivelare luoghi sconosciuti.

 

       Viaggiare come esperienza diretta e necessaria per osservare, misurare, documentare, ma anche respirare e assorbire l’atmosfera di tutto ciò che circonda l’oggetto di studio. Le scorciatoie tecnologiche in questo caso non funzionano: per comprendere in profondità le manifestazioni della natura che ci circonda dobbiamo entrare in simbiosi con essa, diventarne parte, essere attori oltre che spettatori.

 

       Gli studi teorici e bibliografici sono solo un punto di partenza di ogni ricerca, ma il cosiddetto “studio in campo” (in loco) è sempre la migliore opzione, perché ogni fenomeno è figlio del luogo che lo genera, così come ogni etnia è ciò che il suo ambiente le ha imposto di essere.

 

       Animati da una presuntuosa ambizione di essere “culturalmente diversi”, in ragione della nostra lunga storia esperienziale, “tecnicamente più attrezzati”, rispetto alla miriade di altre Associazioni Culturali a noi concorrenti, abbiamo proposto anche per questo nuovo anno sociale temi ed itinerari di viaggio, inconsueti, ignoti, fortemente rappresentativi, capaci di assolvere al bisogno di intelligere la storia delle nostre popolazioni originarie, di avvicinarci alle più antiche radici delle comunità umane meridionali, mirando a soddisfare le migliori intelligenze e le più attente sensilibità dei soci dell’Archeoclub di Bari.

 

       Bene, a questo punto non mi rimane che augurarvi una buona visione dei paesaggi straordinari che incorniceranno la nostra piccola avventura odierna e che ci accompagneranno nella rievocazione delle vicende storiche di qu

esto territorio.

 

         Bari, febbraio 2015  

                                                                                                      Antonino Greco

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